
Dopo due anni di foto cercate su internet, a puro corredo e complemento di articoli di cronaca o di commento, abbiamo deciso di usare le fotografie in un altro modo, per quello che sono per chi le sa guardare, un altro linguaggio, un altro modo per raccontare ed esprimere situazioni e sentimenti.

Inizia qui la collaborazione con un fotografo fuori dal coro che abbiamo incontrato recentemente nelle strade dell’Albania, un italiano figlio del mondo, scanzonato esploratore del suo ignoto, abituato a leggere luci ed ombre anche nel viso delle persone: Giuseppe Mancino, 50 anni, barese, frequentatore abituale dei luoghi albanesi in compagnia della moglie e della sua inseparabile macchina fotografica.
Non ha l’aspetto del piacentino garibaldino Marubi, che fece dell’Albania una terra di avanguardia almeno nella fotografia, ma di Marubi ha sposato i colori, perche’ Giuseppe preferisce fotografare in bianco e nero, e le sue foto ricavano nel contrasto la trama delle luci e delle ombre incastonata nelle linee del paesaggio e nei curati rapporti e proporzioni di un taglio impeccabile, riportando alla memoria la drammaticita’ e la violenza delle immagini di una Albania che solo gli albanesi e pochi veterani stranieri ricordano, e che lui forse nemmeno ha visto, ma che evidentemente gli riesce naturalmente di descrivere.

Deve essere talento, e non casualita’, perche’ questo accade in moltissimi suoi scatti albanesi.
Curiosamente, nel mestiere che fa per vivere, il fotografo da matrimoni, i suoi scatti sono diversissimi, dolci, leggeri, sospesi nel tempo, e raccontano una storia lieve e profondamente intima, e questo vuol dire che con le sue fotografie, anche in situazioni diverse, riesce a vedere e a raccontare qualcosa di piu’ di quello che vediamo noi.
Per questo da oggi ci piacera’ raccontarvi l’Albania, a piccole dosi, attraverso le sue foto, o forse dovremmo dire le sue opere, che, come pure noi vorremmo fare, raccontano una storia diversa da quella che tutti consumiamo distrattamente ogni giorno.
Benvenuto a bordo, Giuseppe, e facci vedere!